Come una vegetariana sopravvive in vacanza.
A diciotto anni decisi di diventare vegetariana… e diventò subito una sfida con la mia famiglia. Superati gli ostacoli con loro e con altri tuttologi dell’alimentazione, ho imparato a dire con orgoglio che sono vegetariana dopo aver capito che le facce stupite e le mille domande di poco senso che mi venivano rivolte, non sminuivano me ma loro stessi.
Quando decisi di essere vegetariana, eravamo ancora in pochi, o forse no. Non se ne parlava né bene né male. Anzi non se ne parlava affatto.
In quello stesso periodo cominciai anche a viaggiare. Il mio primo viaggio fu un interrail in Gran Betagna. E da allora scoprii che una vegetariana in vacanza è un problema.
Spesso mi sono trovata a mangiare in posti in cui ordinare qualcosa indicando “sono vegetariana”, o ancora più spesso “senza carne e senza pesce, no meat no fish” mettevano in difficoltà il cameriere (“chi è questa tipa strana?”).
Inoltre ho imparato che solitamente le specialità locali non sono per me, ché sono spesso con carne o pesce, che le insalate semplici a volte hanno la sorpresina (“Ma io l’avevo chiesta senza carne nè pesce, ma qui c’è il tonno!”, povero tonno non è né carne né pesce), che il formaggio, quello buono, si trova solo in Italia e Francia, che la frutta la trovi solo se la compri al mercato perché all’estero solitamente non si propone al ristorante.
Così, io, vegetariana in vacanza: a Cuba ho solitamente mangiato riso e fagioli; in Giappone cucina italiana, raramente il tofu ché non è facile trovarlo e tantomeno scovarlo nei menù rigorosamente in giapponese, ma anche qualche piacevole scoperta; in Thailandia e Malaysia riso e verdure; e in paesi più occidentali come Europa, Canada e USA, solo recentemente c’è più scelta e più attenzione alla dieta vegana o vegetariana, tanto che su qualche menù è indicata la proposta adatta a noi. Altrimenti anche qui si rischia di sopravvivere con patatine fritte, che chissà perchè non mancano mai, e una scatola di fagioli comprata al supermercato.
Insomma ovunque sono andata fino ad ora, la cultura imperante della carne e del pesce la fa da padrone, con poca apertura alle alternative. Ma anche questo fa parte del viaggio e della necessità di adattarsi.
Per cui in vacanza, sicuramente non faccio un viaggio culinario, al più una visita nelle cantine locali, e se riesco a preparare un bel panino o una insalata per un pranzo al sacco, risparmio un sacco di tempo e di noia a cercare qualcosa che non c’è.
Cosa mangia un vegetariano in Perù, in Cile, in Vietnam ancora non lo so, ma spero di scoprirlo al più presto!
Immagine del post “Sushi Vegetariano” di cliff reppart da Flickr